Psycho Killer Qu’est-ce que c’est Fa-fa-fa-fa-far better

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Aiace gioca con Achille. Exekias Painter, anfora, Paralipomena 60 (575-525 a.C.). Foto da daltenda.com.
Run run run run run run run away oh oh!

Oggi parliamo di Aiace e della sua tremenda e folle furia omicida, prendendo spunto da Psycho Killer,  una delle mie canzone preferite, sia per il testo che per la musica. Non la conosci? Ascoltala qui…al massimo volume o non vale!

Capolavoro dei Talking Heads del 1977, è il manifesto di una persona stanca delle persone che consiglia  a tutti di starle lontano, dai maleducati a quelli che parlano ma non dicono nulla. Come non prendere spunto per un post?

Aiace, figlio di Telamone e re di Salamina, fu uno dei condottieri più forti nella guerra contro Troia.

Ebbe anche l’onore di duellare con Ettore, ma il combattimento fu interrotto proprio quando riuscì ad atterrare il nemico con una pietra.

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Aiace atterra Ettore. Douris, kylix ARV2 434.74 (500-450 a.C.). Foto da Archivio Beazley.

Il mito narra che alla morte di Achille, il più valoroso tra i Greci, le sue armi dovevano essere donate al guerriero più meritevole dopo di lui. Senz’altro era il nostro Aiace, ma invece il prescelto fu Odisseo.

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Aiace litiga con Odisseo. Brygos Painter, kylix, Para 367.1 bis (500-450 a.C.). Foto da Archivio Beazley.
Terribile affronto nei confronti del mitico Aiace, che finì per tramar vendetta di sangue: uccidere tutti…né più né meno!

Atena volle punire la sua tracotanza nel peggior dei modi per un grande condottiero, colpendolo nell’onore. Il piano di Aiace era quello di assassinare i giudici, il rivale e tutto l’esercito durante la notte, ma una volta in procinto di agire fu accecato da una follia omicida, ispirata dalla stessa dea, che lo portò a vendicarsi su tutti i capi di bestiame dei Greci, torturandoli e trucidandoli come fossero loro stessi i nemici. La vendetta della dea era compiuta.

(…) Alcuni li decapita, altri li solleva in aria.

E taglia gole, schianta dorsi.

I restanti, li incatena e li sevizia,

Avventandosi sulle bestie come se fossero uomini.

Infine salta fuori dalla porta, e si rivolge a un’ombra

e insulta ora gli Atridi, ora Odisseo, scoppiando in una risata fragorosa,

perché era andato a farglielo pagare caro, il loro oltraggio.

[S. Aj. 297-303; trad. it. A. Tonelli, Milano 2013, p. 619]

Ritrovato il senno, capì di essersi macchiato di un tremendo disonore.

Lancia un grido e si colpisce il capo (…)

Si strappa i capelli con le unghie

e rimane così per un tempo lunghissimo, senza parlare.

(…) Scoppia in grida straziate di dolore,

come non lo avevo mai udito urlare prima di allora,

lui che pensava che lamenti del genere

si addicessero soltanto ai vili e ai meschini.

Piangeva sommessamente, come muggisce un toro,

senza urli acuti, senza strepiti.

E ora giace così nella nella sciagura, senza toccare cibo né acqua, prostrato, l’eroe

e siede tranquillo, accasciato in mezzo ai buoi che ha scannato con la spada.

[S. Aj. 306-326; trad. it. A. Tonelli, Milano 2013, pp. 619-621]

Con queste splendide parole di Sofocle, si capisce la grande profondità del personaggio, un uomo di valore che rimane inorridito di fronte allo scempio del proprio onore. Vittima del capriccio divino della terribile Atena che gli ha iniettato questo delirio malato, si macchia di una colpa insostenibile. Deriso, umiliato e ormai odiato da tutti, ai sui occhi solo una soluzione è possibile, la più estrema.
Si dirige, solo, in riva al mare. Pianta la spada nella sabbia e pronuncia queste parole:

Si erge, affilatissima, la spada, l’officiante di morte,

– ammesso ci sia tempo per riflettere –

dono di Ettore, il più detestato degli ospiti, il nemico più odioso.

Ed è piantata in questa terra ostile della Troade,

appena affilata sulla mola che divora il ferro.

L’ho conficcata io, nella terra, a fondo,

perché sia benevola con me, mi dia una morte rapida.

Sono pronto.

[S. Aj. 815-824; trad. it. A. Tonelli, Milano 2013, pp. 647-649]

Si lascia cadere sulla lama affilata. Si toglie la vita.
E nulla più.
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Aiace prepara il suo suicidio. Exekias Painter, ABV 145.18 (575-525 a.C.). Foto da Archivio Beazley.

Spesso l’eroe è confuso con un altro Aiace, figlio questo di Oileo, colpevole dello stupro e del rapimento di Cassandra presso l’altare del tempio di Atena. Egli farà una fine terribile, annegando per volere della dea…ma questo omuncolo merita solo la damnatio memoriae anche su questo blog! Da notare però la differenza tra i due omonimi, non trovi?

Spero di non averti rattristato troppo con questo approfondimento…

Il mito, come la vita, non è piena solo di sorrisi, ma offre tuttavia molti spunti di approfondimento anche sui valori etici antichi e Aiace è senza dubbio uno degli esempi più meritevoli.

Followers, ciò non toglie che se vi acchiappa una furia improvvisa è meglio prendersela con del gelato in frigo ed evitare gesti estremi!

E tra una cucchiaiata di gelato e l’altra, vi do appuntamento al prossimo post!

A. R.

 

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8 commenti

    1. Grazie mille per questo commento…in tutti i 50 post scritti da quando ho fondato questo blog ho sempre cercato di concludere con un sorriso! La scientificità può e deve essere sempre simpatica o si rischia di annoiare… e poi mi escono così! Per la tragedia sofoclea, ammetto che è una delle mie preferite! Grazie ancora per la gentilezza…

  1. Bellissimo!
    Quando io sono veramente arrabbiata, ma veramente tantissimo (mi è capitato poche volte nella vita), allora sto zitta e costruisco, con calma, il mio percorso per risolvere il problema che ha causato la mia rabbia, così evito di darmi la zappa sui piedi. La rabbia è cattiva consigliera, come dimostrato da Aiace.

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