La chous. Forma, rito e culto

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Chous. Foto da Archivio Beazley.
Uno dei progetti più impegnativi di questo blog è la spiegazione delle forme vascolari e delle varianti morfologiche.

 

Tra quelle greche abbiamo già visto l’anfora, il bucchero eolico, la lekythos, il pithos, la plemochoe e l’oinochoe. Oggi scopriamo insieme la piccola e affascinante chous

Facciamo un passo indietro…

Una oinochoe (οἰνοχόη, da οἶνος “vino” e χέω “versare”) è una brocca monoansata, con un corpo ovoidale e un’altezza che varia tra i 20 e i 40 cm.

Esistono 10 tipi (vedi il mio articolo L’oinochoe. Tipi, usi, iconografia per approfondirli tutti) e il TIPO 3 è propria la nostra chous: ha un bocca trilobata o circolare, corpo globulare e a profilo continuo tra collo e spalla.

Prima di procedere, cerchiamo di capire alcuni termini:
  •  “bocca trilobata”? Vuol dire a forma di trifoglio! Guarda questa oinochoe vista dall’alto e di sicuro ne apprezzerai la bellezza:
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Oionochoe (500-450 a.C.). Foto da Archivio Beazley.
  • “decorazione metopale”? Vuol dire che la decorazione non copre tutto il corpo ma solo una porzione, come fosse un quadro, appunto una metopa, lasciando il resto del corpo senza alcuna raffigurazione.
  • differenza tra “profilo continuo” e “a collo distinto”? In quest’ultimo caso vuol dire che la linea del profilo non è continua, ma tra collo e corpo c’è come una sorta di stacco. Guarda i due esempi per capire:
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Pittore del Vaticano G 50, oinochoe a profilo continuo (525-475 a.C.). Foto da Archivio Beazley.
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Oinochoe a collo distinto. Foto da Archivio Beazley.
Ritorniamo alla nostra chous

Essa è una piccola brocca (dai 5 ai 12-13 cm di altezza),  con bocca trilobata o circolare, corpo globulare e a profilo continuo tra collo e spalla, piede ad anello e ansa verticale.

Il campo decorativo occupa in genere la parte frontale, opposta all’ansa:

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Bambino gioca a palla; amuleti. Foto da Archivio Beazley.

 

È un vaso rituale legato alle feste delle Anthesteria.

Si svolgevano dall’11 al 13 del mese di Antesterione, compreso tra febbraio e marzo. Il nome viene comunemente collegato con ανθος («fiore»), da cui si evince il carattere di natura ctonia e dionisiaca della festa. Le Antesterie comportavano pratiche iniziatorie dei bambini al vino e riti funebri in onore dei defunti morti in tenera età.

  • Il primo giorno era detto Πιθοίγια, cioè apertura delle giare, ed era dedicato a Dioniso tramite preghiere e una processione che accompagnava l’offerta del vino nuovo al tempio del dio.
  • Il secondo giorno era detto delle Χόες e prevedeva l’arrivo in città di un simulacro di Dioniso su un carro, gare di bevute, in cui i partecipanti si sfidavano a svuotare una chous piena di vino al suono di una tromba, e l’iniziazione al vino dei bambini maschi a partire dai tre anni.
  • Il terzo giorno era detto Χύτροι («pentole») ed era consacrato ai defunti tramite l’offerta di vegetali e sementi cotte dentro delle pentole. Si pensava che durante quest’ultimo giorno le anime dei defunti vagassero per la città, cosicché il giorno precedente si spalmava della pece sulle porte delle case per proteggerle da una possibile intrusione e alla fine della terza giornata le anime venivano rispedite nell’oltretomba al grido “θύραξε καρες” oppure “θύραξε κηρες, ουκέτ Άνθεστήρια («Via di qui spiriti, le Antesterie sono finite!»). Il terzo giorno era sacro ad Ermes , a cui si offrivano grano, legumi, miele, dolci, incenso e animali (maialini, capretti e agnelli).

Concentriamoci sul secondo giorno.

La quantità di choai ritrovate fa supporre che esse fossero prodotte al fine di essere vendute, forse proprio in occasione della festa, e gli esemplari più piccoli, secondo Hamilton, potevano svolgere funzione di giocattoli o doni, infatti molti sono stati rinvenuti in sepolture di bambini.

Vediamo qualche esempio:
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Bambino con amuleti; chous per terra. Foto da Archivio Beazley.
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Bambini: uno seduto su sgabello con uva in mano, l’altro carponi. Foto da Archivio Beazley.
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Bambino con amuleti gattona verso una chous. Foto da Archivio Beazley.

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