Medusa è innocente

Medusa non è nata mostro né aveva scelto di diventarlo: fu una vittima ingiustamente punita dall’ira di Atena.

Ma andiamo con ordine…

 

Medusa fu donna

Le Gorgoni (Steno, Euriale e Medusa) erano tre sorelle, delle quali solo Medusa era mortale. Figlie di Forcide e Keto, vivevano nell’Oceano Occidentale, vicino alla Notte (Nyx) e al giardino delle Esperidi.

Le Gorgoni. Foto da Archivio Beazley.

 

Le sorelle sono raffigurate come donne alate con grandi teste rotonde, serpenti come ciocche di capelli, sguardo frontale con grandi occhi, bocche larghe, lingue penzolanti, zanne di cinghiale, larghe narici, artigli di bronzo e talvolta con barbe corte e ispide.

Medusa, invece, in origine era bellissima. Questa, però, è solo una delle varianti del mito perché, come abbiamo detto, era figlia di Forcide e Cheto e quindi in teoria avrebbe dovuto avere un aspetto mostruoso come le sorelle.

 

Medusa fu stuprata

La bellezza di Medusa purtroppo suscitò il desiderio di Poseidone.

La giovane non voleva acconsentire a un rapporto sessuale col dio e cercò rifugio nel tempio di Atena. Tutto fu inutile: come può una mortale sfuggire a un dio?  Purtroppo subì violenza, lì, sul pavimento del tempio.

Poseidone, Atena, Perseo e Medusa. Foto da Archivio Beazley.

Atena, considerando il gesto una profanazione del suo sacro luogo, se la presa con la povera vittima e la trasformò in un mostro con il potere di trasformare in pietra gli uomini che osassero incontrare il suo sguardo.

 

Medusa fu uccisa 

Il mito narra che il re Polidette ordinò a Perseo la testa di Medusa. Per l’impresa riuscì a procurarsi degli oggetti custoditi dalle Esperidi: sandali alati per spostarsi velocemente; una sacca magica (la kibisis) per riporvi la testa mozzata; l’elmo di Ade (kunè) che rende invisibili.

Atena, inoltre, gli aveva fornito uno scudo lucido come uno specchio ed Ermes un falcetto per decapitare Medusa.

Giunse dalla Gorgone e le tagliò la testa mentre era addormentata e con l’aiuto dello scudo per non guardare direttamente negli occhi.

Atena con l’egida. Foto da Archivio Beazley.

 

Compiuta l’impresa, diede la testa della Gorgone ad Atena e restituì i sandali, la sacca e l’elmo a Ermes che,  a sua volta, li riconsegnò alle Esperidi. La dea, infatti, è rappresentata sempre con  l’egida:  una sorta di mantello sul quale era applicata nella zona del petto la testa di Medusa, al fine di immobilizzare i nemici pietrificandoli.

Una variante del mito ricorda che la gelosa Atena la punì per la sua troppa bellezza, facendola decapitare da Perseo.

 

Perseo, Atena e Medusa. Foto da metmuseum.org.

 

Medusa fu vita

Dopo la decapitazione, dal collo sanguinante di Medusa uscirono tre cose: il sangue; Pegaso, un selvaggio e immortale cavallo alato nato, usato da Zeus per trasportare i suoi fulmini, fabbricati da Efesto, sull’Olimpo; Crisaore, un gigante armato di una spada d’oro.

 

La nascita di Pegaso. Foto da Archivio Beazley.

 

La nascita di Crisaore. Foto da Archivio Beazley.

 

Medusa, quindi, muore generando. Contiene in sé vita e morte: tanta vita le hanno tolto, tanta vita lei ha donato.

Ma concentriamoci sulla terza cosa che è fuoriuscita dal collo: il sangue. Il mito narra che alcune gocce di questo riuscirono a cadere nel mare ed ecco che il quel punto nacque il corallo.

Questo è un aspetto poco considerato: il suo sangue si unì al liquido governato da Poseidone. A mio parere, ecco un’altra unione col dio e che portò persino alla creazione di qualcosa che oggi invece si considera prezioso, addirittura simbolo di regalità.

 

Foto da gherardigioielli.it.

 

Secondo Apollodoro (Bibliotheca 3, 3, 10), inoltre, il sangue che scorreva nelle vene della Gorgone fu donato da Atena ad Asclepio, dio della medicina: quello uscito dalla parte destra era un potete farmaco per risuscitare i morti e che il dio usava per curare i suoi pazienti.

 

Medusa è innocente

Oggi diremmo che in Atena non vi fu nessuna traccia di solidarietà femminile, anzi vi fu la colpevolizzazione della vittima, che il violentatore avrebbe dovuto pagare per il suo delitto, che Perseo non ebbe alcuna considerazione e senso di giustizia: tutti pensieri sacrosanti se giudicassimo il mito secondo i valori odierni, ma sarebbe un errore farlo.

Ogni considerazione del mito, infatti, deve esser fatta tenendo conto della civiltà che lo ha prodotto: il mondo del mito è un sistema complesso e come tale ha infinite variabili, sovrastrutture valoriali e implicazioni sociali ben definite.

  • Oggi diremmo che il vero mostro fu Poseidone.
  • Oggi diremmo che il vero mostro fu Atena.
  • Oggi diremmo che il vero mostro fu Perseo.

Allora, invece, dissero che il vero mostro fu Medusa. Ed è giusto così: ogni civiltà ha i suoi valori, non giudichiamoli secondo i nostri parametri.

 

Considerazioni personali

L’episodio mitico potrebbe essere, tuttavia, un valido strumento per un approfondimento sulla concezione patriarcale della donna nell’antichità e per intavolare un discorso sulla violenza di genere, cancro della nostra quotidianità.

Non a caso, nel linguaggio contemporaneo, Medusa ormai è diventata simbolo per le donne che hanno subito violenza e il tatuarsi il suo viso è segno di riconoscimento per tutte coloro le quali sono sopravvissute a un abuso sessuale o a un episodio di violenza di genere.

È per questo che ho appositamente scandito il testo nei paragrafi Medusa fu donna, Medusa fu stuprata, Medusa fu uccisa: tre passaggi di una narrativa purtroppo ancora fin troppo presente nella nostra società. Ho inserito, infine, Medusa fu vita, per non dimenticare mai la forza di ogni donna nel rinascere dal dolore.

Ho scritto questo articolo di getto, purtroppo ispirata dagli infiniti casi di femminicidio che costellano la cronaca nera. Molti mi criticheranno, tanti mi diranno la consueta frase “Alessandra, sei la solita femminista” (come se esserlo fosse un male!), altri faranno spallucce e continueranno a biasimare le donne con la gonna troppo corta per i propri gusti. E io allora scuoto la testa e mi domando

Quando si inizierà, invece, davvero a EDUCARE al rispetto degli altri,  nell’accettazione della altrui LIBERTÀ e del “NO SIGNIFICA NO”?

 

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