Pentesilea e Camilla. Due donne, due guerriere

Pentesilea e Camilla… un post che scrivo con il cuore.

Due dei miei personaggi preferiti del mito sono le meravigliose guerriere Pentesilea e Camilla, due donne che mostrano fino alla fine il loro cuore femminile forgiato dal fuoco dei campi di battaglia.

Iniziamo…

 

PENTESILEA

In Apollodoro leggiamo:

«Pentesilea, figlia di Otrera e Ares, uccise involontariamente Ippolita e venne purificata da Priamo; quando poi si scatenò la battaglia abbatté molti nemici, tra i quali Macaone, ma venne infine uccisa da Achille, il quale s’innamorò dell’Amazzone dopo averla vista morta e uccise Tersite che si beffava di lui.»

[Apollod. Epitome 5.1; Trad. it. G. Guidorizzi].

Era, quindi, la regina delle Amazzoni succeduta alla sorella Ippolita, involontariamente trafitta con una lancia durante la caccia ad un cervo. Era una grande guerriera che faceva strage di nemici e partecipò alla Guerra di Troia, città dove giunse per essere purificata dal re Priamo per l’uccisione della sorella. Qui si scontrò con Achille, che si innamorò di lei dopo averla vista. Tersite, un vile impudente, prese in giro l’eroe per questi sentimenti e pagò a caro prezzo quest’affronto.

Il mitico incontro con Achille è stato oggetto di molti rappresentazioni vascolari, tra cui spicca la kylix a figure rosse ARV² 879.1 è opera del Pittore di Penthesilea, datata al 465-450 a.C. e conservata all’Antikensammlungen di Monaco, inv. 2688. Se vuoi approfondire il reperto e conoscere tutte le sue caratteristiche, ti consiglio la lettura dell’articolo Penthesilea e l’amor mancato.

 

Kylix ARV² 879.1, tondo interno. Foto da Archivio Beazley.
CAMILLA

Era la figlia del re dei Volsci Metabo. Il mito narra che il padre le salvò la vita quando ancora era in fasce: per sfuggire ad alcuni nemici, la legò ad un giavellotto e lo scagliò al di là del fiume Amiseno, pregando la dea [Minerva] Diana di avere pietà per la piccola. Camilla si salvò e divenne seguace della dea, con la quale condivideva la passione per la caccia.

Come Pentesilea, fu anch’essa protagonista della guerra di Troia, nella quale perse la vita per mano di Arrunte.

 

Il corpo di Camilla sorretto da Acca e da un’altra amazzone – Nicolò dell’Abate, Enrico Gessi, Cesare Gnudi – 1953-1954. Foto da archiviostorico.unibo.it.

 

Fu Virgilio nel libro 7 dell’Eneide a tesserne le lodi:

 

Dopo tutti costoro, Volsca di stirpe, ecco Camilla:

squadre a cavallo guidava, caterve fiorite di bronzo,

guerriera, che mai conocchia o cestello toccò di Minerva

con le mani femminee, ma, vergine, lotte

dure imparò a sopportare, a vincere il vento correndo.

Lei d’una intatta messe potrebbe volar sugli steli,

e non sfiorar nella corsa le tenere spighe:

o in mezzo al mare, leggera, sul dorso dell’onde

tender la via, e non bagnare le rapide piante.

Lei tutti i giovani, dalle case, dai campi, accalcandosi,

e una folla di madri ammira, e la guardano andare

a bocca aperta, stupiti, come l’onore regale

della porpora veli le belle spalle e d’oro la fibbia

s’intrecci ai capelli, e come la licia faretra

e il pastorale mirto, armato di punto, le porti.

[Virgilio, Eneide 7, 803-817. Trad. it. R. Calzecchi Onesti]

 

Cosa possiamo apprendere dalle parole di Virgilio?

Si evince che Camilla fu cresciuta come un uomo: non toccò mai conocchia o cestello, i tipici strumenti della filatura, attività femminile per antonomasia, e fu educata all’attività bellica e sportiva, come dimostra la bravura nella corsa. Fiera e capace, era in grado di guidare intere schiere armate (“caterve fiorite di bronzo”) ma, nonostante tutto, non perse la sua femminilità innata e non disdegnava l’elegante abbigliamento femminile e gli accessori regali, come testimoniano la fibbia d’oro tra i capelli e le vesti purpuree, in netto contrasto con la faretra e il bastone di mirto con la punta bronzea.

Questa elegante ambivalenza di donna e guerriera si riscontra anche in Pentesilea, ma in questo caso non è espressa dalle fonti letterarie bensì in quelle iconografiche, come testimonia la kylix ARV² 879.1 precedentemente citata. In essa l’Amazzone presenta una splendida e ordinata acconciatura finemente realizzata e degli orecchini.

Camilla e Pentesilea testimoniano la grande forza d’animo delle donne e, pur non essendo personaggi mitici famosi, ci ricordano che il mito, come la vita, è piena di “attori secondari” che non aspettano altro di avere la loro occasione! È anche grazie ad essi che si conoscono le mille sfaccettature dei grandi eroi, le loro debolezze, paure e limiti: sono personaggi che riescono a smontare la grandezza di un eroe e senza neanche saperlo. Discorso sacrilego? Sì, e mi piace!

 

A. R.

 

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2 commenti

  1. Melvi Monno

    A parte gli errori grossolani (Camilla fu consacrata dal padre a Diana e non a Minerva), l’articolo fornisce lumi su ciò che la civiltà dei padri ha pensato bene di gettare nell’oblio. Se non ci fosse qualcuno che ogni tanto riporti in superficie che c’è stato un passato “al femminile”, saremmo costretti a pensare che al maschilismo non vi sia mai stata alternativa. Ma per favore, non le chiamate “personaggi secondari”… Sono figure maestose, espressioni di una pietas immensa che faceva tremare lo stesso mondo greco prima e romano poi, altrimenti non si sarebbe fatto di tutto per metterle in secondo piano…

    1. Buongiorno… Mi dispiace leggere un commento così. Tralasciando il modo di porsi nei miei confronti , risponderò alle due critiche fattemi:
      1. Minerva o Diana?
      Confermo l’errore, la divinità è Diana, una svista veniale che ho subito corretto grazie al suo commento.
      2. “Personaggi secondari”?
      Tralasciando il fatto che l’ho scritto tra virgolette, mai detto che lo siano! Ho iniziato l’approfondimento, infatti, affermando “Un post che scrivo con il cuore. Due dei miei personaggi preferiti del mito sono le meravigliose guerriere Pentesilea e Camilla, due donne che mostrano fino alla fine il loro cuore femminile forgiato dal fuoco dei campi di battaglia” e ho proseguito scrivendo “pur non essendo personaggi mitici famosi, ci ricordano che il mito, come la vita, è piena di “attori secondari””, ho quindi detto che sono poco famose (purtroppo) e considerate secondarie dai più. Io personalmente ritengo siano donne che meritano il giusto riconoscimento.

      La ringrazio, tuttavia, per aver riconosciuto nell’approfondimento la mia volontà di fornire “lumi su ciò che la civiltà dei padri ha pensato bene di gettare nell’oblio. Se non ci fosse qualcuno che ogni tanto riporti in superficie che c’è stato un passato “al femminile”, saremmo costretti a pensare che al maschilismo non vi sia mai stata alternativa”.

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