Le Tesmoforie, le donne in festa

Le Tesmoforie (Thesmophoria, Θεσμοφόρια) sono feste dedicate alla dea Demetra, si svolgevano dall’11 al 13 del mese di Pianepsione (ottobre-novembre) ed erano state istituite dalla dea dopo la discesa agli Inferi di Persefone che, rapita con violenza da Ade, trascinò con sé i maiali del pastore Eubuleo.

Il nome deriva da thesmos (“ciò che è deposto”) e dal verbo “portare”, infatti nell’iconografia le tipiche rappresentazioni presentano donne con un cesto coperto sulla testa.

 

Pittore di Persefone (450-425 a.C.), Persefone risale dagli Inferi alla presenza di Ermes, Demetra ed Ecate. New York, Metropolitan Museum, inv. 28.57.23. Foto da metmuseum.org.
Come  e dove si svolgevano le Tesmoforie?

Poco sappiamo di queste feste, complice il fatto che gli uomini erano esclusi da esse ma erano obbligati tuttavia a sobbarcarsi i costi.  Era assolutamente vietato l’ingresso anche ai bambini e alle vergini. Erano, quindi, l’unica occasione nella quale le donne potevano allontanarsi dalla famiglia anche per intere notti.

La festa si svolgeva nei santuari demetriaci, all’interno dei quali si costruivano gli alloggi provvisori (skenaí), l’organizzazione era affidata a due donne (archousai), vi erano riti di iniziazione (teletaí) e sacrifici di piccoli maialini. Si spiega così la presenza di ex-voto fittili a forma di maiale o di donna (se con alto polos – copricapo cilindrico o quadrangolare, usato prevalentemente in ambito sacro e cerimoniale – identificabile con Demetra) con un maialino in braccio.

 

Divinità femminili con polos. Museo Nazionale di Atene, inv. CC685 (575-525 a.C.). Foto da Archivio Beazley. Se vuoi approfondire clicca anche qui.
I tre giorni delle Tesmoforie

Il primo girono, anodos (“salita”), le donne salivano in processione al Thesmophorion, traportando gli oggetti di culto, tra cui immagini di serpenti e di falli e rami di abete e salice, del cibo, l’occorrente per il soggiorno e i maialini da sacrificare. Gli animali erano buttati in anfratti, naturali o artificiali,  di Demetra e Persefone, divinità ctonie, e le carcasse putrefatte erano raccolte dalle “attingitrici”. Tali profondità erano abitate da serpenti e, al momento della raccolta dei resti, le donne in superficie erano solite urlare per scacciarli. I resti prelevati erano poi posizionati sugli altari e chi li prendeva e li gettava in terra avrà propiziato un buon raccolto. Fondamentale, quindi, è l’atto di discesa e risalita nei meandri terreni, allegoria della discesa agli Inferi di Persefone e la sua risalita in superficie.

Il secondo giorno, nesteia (“digiuno”), prevedeva la “fase di lutto” per il dolore di Demetra dopo la scomparsa della figlia: si preparavano giacigli per terra e si stava in raccoglimento con la dea.

Il terzo giorno si compivano sacrifici e si festeggiava con un ricco banchetto.

 

Come si evince, quindi, la festa era un mistico connubio di morte, sessualità, rinascita, fecondità e oscenità, ma anche di separazione dei sessi, dissoluzione della famiglia e esempio della potenza delle donne e la loro importanza per la fertilità della terra e della comunità.

 

Riferimenti bibliografici:

Burkert, “La religione greca, Jaca Book, Milano 2010, pp. 444-450.

 

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