Il Tango di Nefeli. Nuvole, miti e iconografia

 

Abbiamo già parlato del Sole, della Luna e del Cielo, ma non possiamo mica tralasciare le nuvole!

Oggi conosceremo a fondo questo tassello importante del progetto “La volta celeste” ma lo faremo sulle sensuali note di un tango… delle nuvole, s’intende! Curiosi? Iniziamo…

Il Tango di Nefeli è una splendida canzone della compositrice di origini irlandese Loreena McKennitt e di cui certamente ti innamorerai una volta ascoltata (clicca qui!). 

Il pezzo, originariamente pensato per essere solo strumentale, fu riarrangiato dalla celebre cantante greca Haris Alexiou, la quale ne scrisse anche le parole. Se sei curioso di sapere come si balla, clicca qui (Attenzione però, il sito che ti ho appena indicato riporta anche la trascrizione del testo greco, essa però presenta qualche errore. Se sei curioso scrivi pure nei commenti i tuoi dubbi e ti aiuterò!).

Prima di iniziare devo fare una precisazione. In greco il nome si scrive Νεφέλη, tuttavia vi è una differenza di pronuncia tra il greco antico e quello moderno: la lettera η in greco antico si pronuncia “e”, in neogreco invece “i”. Ecco spiegato perché in questo articolo troverai entrambe le formule: “Nefeli” nel caso in cui parlo del tango, il cui testo è stato composto in neogreco, e “Nefele” quando ci concentreremo sul mito e l’iconografia antica.

Iniziamo!

Il testo della canzone narra la storia della giovane Nefeli, oggetto della libido di di due angeli che vorrebbero possederla ingannandola: le vorrebbero far mangiare melograno e miele per oscurarne i ricordi e far soccombere la sua volontà. Ella fu salvata da Zeus che, trasformandola in nuvola, la sottrasse alla vista dei due angeli.  

Affascinante, non trovi? Tuttavia il testo non si rifà minimamente al mito!

Scopriamo perché…

MITO
  1. Nefele è la nuvola magica modellata da Zeus con le sembianze di Era per ingannare Issione che, invaghitosi della dea, voleva possederla. Si unì carnalmente con Nefele e da questa unione nacque Centauro, padre dei Centauri, o addirittura essi stessi. 
issione_gemma.jpg
Amplesso di Issione e Nefele alla presenza di Giunone (la cui presenza è manifesta nel pavone, uccello a lei sacro). Gemma in corniola, inv. Christie’s 1839-607. Foto da Archivio Beazley.

La punizione divina nei confronti di Issione fu esemplare: Zeus lo legò ad una ruota infuocata che girava incessantemente e lo lanciò attraverso il cielo e, dato che il sacrilego si era nutrito in passato con l’ambrosia e aveva quindi il dono del l’immortalità, la punizione continuerà per l’eternità.

issione_ruota.jpg
Issione legato alla ruota infuocata. Disegno della gemmain corniola inv. Christie’s 1839-607. Foto da Archivio Beazley.
issione.jpg
Supplizio di Issione, trattenuto da Ares e Hermes; Atene sorregge la ruota; sulla sinistra (non visibile in foto) Hera assiste alla scena. Amphitrite Painter, kantharos (475-425 a.C.). Londra, British Museum, inv. 1865.1-3.23. Foto da Archivio Beazley.
2. Un’altra celebre Nefele era la prima moglie del re Atamante e madre di Frisso e Elle. Atamante l’aveva abbandonata per sposare Ino, figlia di Cadmo.

La moglie, gelosa dei figli di primo letto, decise di ucciderli e persuase le donne del paese a tostare i chicchi di grano che servivano per la semina. Una volta seminati questi non generarono nulla e quindi Atamante si rivolse all’oracolo di Delfi per interpretare il segno. Ino corruppe i messaggeri che riferirono al re che per placare il dio occorreva il sacrificio di Frisso e Elle.

Il misfatto non si compì grazie all’intervento di Nefele: ella diede ai due figli un ariete col vello d’oro, dono di Hermes, col quale i due giovani volarono via. Frisso raggiunse la Colchide, Elle invece cadde in mare durante il viaggio e vi morì annegata (da qui il nome di Ellesponto, “il Mare di Elle”). Secondo un’altra leggenda fu salvata da Poseidone che ben presto se ne innamorò.

Frisso.jpg
Frisso cavalca l’ariete. Lekythos (450-400 a.c.). Londra, British Museum, inv. E611. Foto da Archivio Beazley.

 

elle
Elle cavalca l’ariete e attraversa il mare. Q Paainter, kylix (400-300 a.C.). Oxford, Ashmolean Museum, inv. 1946.52. Foto da Archivio Beazley.
ICONOGRAFIA

Nefele non ebbe molta fortuna iconografica. In genere è rappresentata come nuvola e quindi gli artisti preferivano rappresentare il mito di Issione.

Nelle rappresentazioni del secondo mito trattato, invece, protagonisti sono sempre Frisso ed Elle e la madre non compare mai.

***

Cari followers, spero di avervi affascinato con questo post e, con in testa un motivetto a caso che non andrà via per giorni, vi do appuntamento al prossimo articolo… vi aspetto!

Che ne pensi di queste opere? ti è piaciuto questo articolo? vuoi condividere con me e gli altri utenti un tuo pensiero o un approfondimento? hai qualche curiosità in particolare?

Non aspettare: commenta questo post!

 

Tutti i diritti riservati. È assolutamente vietata qualsiasi forma di riproduzione parziale o totale del testo e delle immagini di questo sito.

5 commenti

    1. eh già, ci hai azzeccato…come sempre! Frisso, una volta giunto nella Colchide, sacrificò l’ariete a Zeus e donò il vello d’oro al re Eeta, padre di Medea, al quale Giasone lo sottrasse grazie all’aiuto della maga. Maria Costanza, grazie mille per il tuo commento, sempre gentilissima!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

error: Contenuto soggetto a copyright