Quella di Orfeo ed Euridice è la triste storia di un amore spezzato che ha da sempre affascinato fino ai nostri giorni. Oggi approfondiamo questo mito e ringrazio le gentili Serena e Giulia che mi hanno chiesto di farlo.
Abbiamo già trattato amori “mancati”, come per esempio quelli di Piramo e Tisbe , Achille e Penthesilea o Afrodite e Adone, ma quello di Orfeo è uno dei più emblematici perché dimostra che cosa si è disposti a fare pur di stare con la persona amata.
Iniziamo…
Chi erano Orfeo ed Euridice?
Orfeo era originario della Tracia, figlio della Musa Calliope e di Eagro, re dei Traci, o di Apollo.
Secondo Diodoro Siculo, era contemporaneo di Herakles e visse cent’anni prima della guerra di Troia.
Era un uomo di grande cultura ed eccelso nell’arte del canto e della poesia, praticava la citarodia e aveva una voce così soave e potente e una capacità musicale tale da ammaliare e radunare a sé animali, rocce e alberi e cambiare le correnti dei fiumi. Di lui, infatti, Diodoro Siculo scrive:
superava di molto gli uomini di cui è rimasto ricordo per cultura, canto e poesia. E infatti compose un poema* che era oggetto di ammirazione e che si segnalava per la bellezza della melodia in cui era cantato.
[D. S. 4, 25, 2; rad. it. G. Cordiano – M. Zorat]
*Probabilmente si riferisce alle Argonautiche Orfiche.
Euridice, invece, era una bellissima ninfa Amadriade (ninfa degli alberi) e non si conosce né genealogia né altri miti all’infuori di quello di Orfeo e, purtroppo come vedremo, di quello di Aristeo.
Dalle fonti antiche sappiamo che i due erano sposati, ma non sappiamo come si conobbero o i particolari del loro amore.
La morte di Euridice
Come abbiamo detto, Euridice era una bellissima Ninfa. Suo malgrado, purtroppo, divenne oggetto della bramosia sfrenata e colpevole di un losco individuo, Aristeo:
Ora, Apollo in questa regione [Libia] con Cirene generò un figlio, Aristeo, che consegnò, quando era ancora un infante alle Ninfe perché lo allevassero. Ed esse attribuirono al bambino tre nomi: Nomio, Aristeo e Agreo. Costui apprese dalle Ninfe la cagliatura del latte, la fabbricazione degli alveari, e ancora, la coltivazione degli ulivi, e fu il primo a insegnarle agli uomini. Per l’utilità derivante da queste scoperte, gli uomini che ne avevano tratto beneficio onorarono Aristeo con onori pari a quelli concessi agli dei.
[D.S. 4, 81, 2-3. Trad. it. M. Zorat]
Invaghitosi della bella Euridice, tentò di abusare di lei. In preda alla disperazione, la Ninfa scappò, ma durante la fuga fu morsa da un serpente velenoso e morì.
Ebbene sì, è Aristeo il vero colpevole della triste fine di Euridice!

Orfeo ed Euridice, una triste storia
Orfeo non si diede pace e tentò l’impossibile pur di riaverla con lui.
Compì quella che si definisce una catabasi, ovvero la discesa negli Inferi (l’anabasi, invece, è il ritorno in superficie):
Quando sua moglie Euridice morì morsa da un serpente, Orfeo scese nell’Ade con l’intenzione di riportarla alla vita, e convinse Plutone a lasciarla tornare. Il dio promise di farlo a condizione che Orfeo lungo il cammino non si voltasse prima di essere arrivato a casa: ma Orfeo, incredulo, si volse e guardò la moglie, così che ella dovette tornare nell’Ade.
[Apollod. Bibliotheca 1, 3, 2; trad. it. di G. Guidorizzi]

Come si evince, quindi, purtroppo il tentativo di Orfeo fallì e perse per la seconda volta la sfortunata moglie.
Davvero una triste storia, non trovate? Ci insegna, tuttavia, una sacrosanta verità: chi ama davvero (e mi riferisco a un amore sano, s’intende) andrebbe fino all’Inferno pur di riaverti, di aiutarti in un momento di difficoltà, di sostenerti… e poi ci son quelli che promettono la luna per poi neanche chiederti “come stai?”.
Meditate gente, meditate…
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