L’anásyrma. Il sacro e l’osceno della femminilità

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Statua fittile di divinità femminile che scopre le parti intime (I secolo a.C.). Foto da pinterest.com

Anásyrma (ἀνάσυρμα), o anasyrmós (ἀνασυρμός), è il gesto di sollevarsi la gonna per mostrare la propria vulva. Non è pornografia o semplice divertimento, ma un vero e proprio rituale apotropaico. Scopriamo insieme di cosa si tratta…

Come per ogni altro rito, anche questo affonda le sue radici nel mito.

Il mito narra di Ade che, invaghito della nipote Persefone, figlia di Demetra, rapì la giovane dea e la portò con sé negli Inferi (per approfondire il mito ti consiglio la lettura del post La stagione dell’amore, in cui affronto il mito del ratto di Persefone). Alla notizia del rapimento della figlia, Demetra, non sapendo l’identità del rapitore, iniziò una disperata ricerca per nove giorni e nove notti, durante le quali si aiutò con una fiaccola accesa sul monte Etna (per approfondire questa parte del mito ti consiglio la lettura del post Etna. Ninfa, madre e paradiso in terra).

Giunse così a Eleusi e fu accolta da Baubo, moglie di Disaule. La donna cercò di rifocillare la dea dandole una minestra ma, talmente era forte il dolore per la scomparsa della figlia, Demetra la rifiutò. Così Baubo, per tirarla su di morale, alzò le sue vesti mostrando le natiche e suscitando il buon umore, tanto che la dea accettò alla fine il pasto offertole.

In realtà il mito narra anche di un’altra donna di Eleusi, Iambe, che riuscì coi suoi scherzi osceni ad allietare la dea.

Questa versione collega il nome della serva al termine “giambo”, uno dei quattro generi della poesia greca (gli altri sono l’elegia, la lirica monodica e la lirica corale) nonché il metro usato in essa, caratterizzato da temi legati all’invettiva personale e ad un linguaggio osceno.

Ritorniamo all’anásyrma
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Statua fittile di Baubo su maiale. Berlino – Staatliche Museen zu Berlin, Antikensammlung, Inv. TC 4875. (100 a.C. circa). Foto da iconiclimc.ch

Questo rituale faceva parte di molte feste religiose tutte associate a Demetra.

Queste feste, che includevano i misteri e Eleusini e le Termoforie, erano propiziatorie per la fertilità della terra e legate al ciclo della vita e della rinascita. Le fonti letterarie ne riportano la descrizione con riferimenti al sollevamento delle vesti, alle danze, all’uso di un linguaggio licenzioso, a scherzi a sfondo sessuale e di esibizione, a gesti di esibizione della vulva e di altri simboli della fertilità (per esempio i mylloi, dolci sui quali era praticata un’incisione al centro prima della cottura in modo tale che, una volta cotti, assomigliassero a delle vulve), a sacrifici di animali legati alla sfera demetriaca (ad esempio piccoli porcellini) e al consumo di alimenti legati alla dea (come melograna, fico e grano). Fondamentale sono gli ex voto ritrovati nei santuari demetriaci perché presentano tutti gli attributi appena descritti.

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Statuetta fittile di offerente con porcellino. Copenaghen – Ny Carlsberg Glyptothek. Foto da revues.org
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Statuetta fittile raffigurante Baubo  (Priene – V secolo a.C.). Foto da erosmitica. Come si può notare non vi è differenza tra viso e vulva: come il velo scopre il viso, così le vesti scoprono le parti intime. Inequivocabile il suo sorriso!

Per quanto riguarda la produzione vascolare, invece, il gesto dell’anásyrma non è rappresentato nei vasi presenti nell’Archivio Beazley.

La posa dell’anásyrma, tuttavia, non fu inventata in Grecia, infatti essa affonda le radici in una tradizione rituale e iconografia preellenica. Se vuoi approfondire l’argomento, ti consiglio senza ombra di dubbio la lettura del libro Storia di V. di Catherine Blackledge.

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5 commenti

  1. Giacomo

    Ti ringrazio per l’articolo. Non riuscivo a dare un ruolo a Iambe entro il mito di demetra e kore. Avrei 2 domande: iambe, nel mito, era una donna o una divinità? In alcune versioni risulta una divinità.
    La seconda esula un po’: ravvisi nel mito in questione un simbolo del passaggio dall’ordine femminile a quello maschile o ti pare una forzatura interpretativa? Grazie e complimenti.

    1. Grazie per questo commento tanto gentile quanto interessante. Per quanto riguarda Iambe, nell’Inno Omerico II (“Inno a Demetra”), è una mortale. Il mito, tuttavia, presenta una variante: a sollevare le vesti fu Baubo, spesso considerata dea dell’oscenità, ma in realtà anch’essa sembra essere una semplice mortale, sposa di Disaule di Eleusi. Per la tua interpretazione, invece, non riscontro questo passaggio dall’ordine femminile a quello maschile, ma più che altro la radicata concezione misogina della società greca: la donna soccombe ed è inferiore all’uomo, divinità o mortale che sia… Grazie ancora di aver commentato e per la tua gentilezza!

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