Il culto di Dioniso nelle feste delle Lenee

Cosa sono le Lenee?

Le Lenee (Λήναια) erano feste della città di Atene in onore di Dioniso Leneo e si svolgevano probabilmente dal 12° al 15° giorno del mese di Gamelión del calendario attico (corrisponderebbe al nostro gennaio-febbraio).

Ufficialmente furono istituite verso il 442 a.C., riprendendo tuttavia riti più antichi.

Sappiamo poco, ma sicuramente erano feste basate sul consumo di vino e sui riti propiziatori legati alla mescita di esso.

 

Dioniso. Foto da Archivio Beazley.
Origine dei termini Lenee e Leneo

Lenee (Λήναια) e Leneo (ληναῖος) deriverebbero dal greco ληνός (lenós, “torchio”). Con il termine Leneo, in particolare, si indicavano due cose distinte:

  1. uno degli epiteti del dio Dioniso (e quindi Dioniso Leneo significherebbe “Dioniso del torchio”);
  2. il recinto sacro del demo attico di Limne, conosciuto anche perché al suo interno vi era un tempio di Dioniso Leneo. Ma cos’era questo recinto?

un ampio recinto dalle grandi porte, con un tempio o un santuario di Dioniso leneo, situato nell’Agorà vicino al sacello dell’eroe Calamite. In tale recinto, finoggi non rintracciato, «si tenevano gli agoni drammatici delgi Ateniesi prima che il teatro fosse costruito» (Esichio), e per gli spettatori venivano impiantati di volta in volta banchi di legno.

Tutti i moderni interpretano queste notizie nel senso che in quel recinto si svolsero un tempo gare drammatiche lenaiche, ma che esse passarono nel teatro degli agoni dionisiaci sull’Acropoli, allorché una sistemazione, definitiva o meno, di quest’ultimo indusse ad abbandonare il teatro improvvisato nell’Agorà. Sul quando sia avvenuto questo passaggio si discusse molto più cinquanta anni fa, e oggi si è affermata una data: il Leneo, si dice, fu abbandonato all’inizio della seconda metà del V secolo in conseguenza del riassetto pericleo del teatro di Dioniso.

         [C. F. Russo, I due teatri di Aristofane, in Belfagor, Vol.11, n.3, 1956, pp. 241-242]

 

Scena di vendemmia con Satiri. Al centro uno verso i grappoli in un cesto posto sopra un torchio e con all’interno un Satiro che pigia l’uva. Foto da Archivio Beazley.

 

Alcuni studiosi, tuttavia, sostengono che col termine Λῆναι si indicano pure le Baccanti, sfrenate ubriache seguaci del dio, e quindi la traduzione corretta non sarebbe “torchio” ma “tino”, perché il mosto del torchio non è inebriante in quella fase del processo di produzione del vino: il tino, invece, è destinato a contenere le uve pigiate ed è qui che si produce la fermentazione alcolica che rende la bevanda inebriante (cfr. perseus.edu).

In ogni caso, indubbio è il collegamento con il vino e Dioniso.

 

Come si svolgeva la festa delle Lenee?

Era una festa nella quale gli stranieri non partecipavano e quindi era una ricorrenza strettamente cittadina.

Protagonisti erano, oltre le gare teatrali, un sacrificio solenne, un ricco banchetto, un corteo guidato da un arconte re e una processione di carri, dai quali si lanciavano insulti anche scurrili ai partecipanti.

Secondo Mommsen (Heortologie der Athener, p. 342), il primo giorno vi era anche una gara di poesia, dove si cantavano dei ditirambi (composizioni liriche corali, cioè cantate da un coro, legate al culto di Dioniso e caratterizzate da un linguaggio licenzioso) e il vincitore riceveva una corona di edera.

Feste Lenee con Menadi e idolo di Dioniso. Foto da Archivio Beazley.

 

Purtroppo conosciamo poco queste feste, ma ci è giunta una formula che veniva ripetuta durante le Lenee grazie allo scoliasta di Aristofane (Rane, v. 479 Dübner) e ricordato così da Burkert:

una formula, casualmente tramandata nella festa dionisiaca dei Lenaîa, ci porta alla necessaria e caratteristica funzione della parola [theós, ndr]: «chiamate il dio» (theós), esorta l’araldo, e i partecipanti esclamano: «Figlio di Semele, Iacco, dispensatore di ricchezza» (…).

          [Burkert, La religione greca, Jaka Book, Milano 2010, p. 490]

 

Ciò dimostra il carattere propiziatorio della festa e la lode a Dioniso «dispensatore di ricchezza». Non è da escludere neanche la possibilità della distribuzione del vino nuovo durante i giorni di festa.

Scena di Lenee con menadi e Simulacro del dio. Foto da Archivio Beazley.

 

L’ambivalenza delle Lenee: vita-morte, gioia-dolore

Le Lenee nascondono due aspetti divergenti ma complementari: da un lato si hanno ricchi festeggiamenti, all’insegna della gioia e della licenziosità, un inno alla vita, come testimoniano le rappresentazioni di commedie, la gara di ditirambi o gli scherzi ai passanti; dall’altro erano messe in scena delle rappresentazioni teatrali drammatiche, delle tragedie, dove la morte faceva da padrona.

Come possiamo spiegare tutto ciò? Con una parola: Dioniso!

Il dio, infatti, è il simbolo di questa ambivalenza, in lui convivono elementi di vita, morte e rinascita, come testimonia il mito secondo il quale egli fu ucciso dai Titani e poi ritornò in vita. Egli è il simbolo di rinascita, rigenerazione e nuova vita:

Dioniso era il dio dei contadini, il dispensatore del più pieno godimento festoso nelle condizioni libere di una vita condotta secondo Natura.

[E. Curtius, Storia greca, vol. 2, p. 78].

 

Non dobbiamo stupirci, quindi, che fosse adorato e venerato in maniera così forte. Egli è la vita e il vino è il dono che fece agli uomini, come ci ricorda il mito di Erigone.

 

 

Scena di Lenee con menadi e simulacro di Dioniso. Foto da Archivio Beazley.

 

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