Pelia, il calderone e l’astuzia di Medea

Chi era Pelia?

Pelia (Πελίας) era figlio di Poseidone e Tiro e gemello di Neleo.

Il mito narra che il nome deriverebbe dal termine greco πελιός (peliós, “livido”), perché una vacca lo colpì col proprio zoccolo subito dopo la nascita. La madre, infatti, non volendo macchiarsi della colpa di aver consumato un rapporto e aver persino procreato, avrebbe esposto e quindi abbandonato i due figli.

I rapporto tra i due fratelli era terribile, tanto da arrivare persino a combattere l’un l’altro: Neleo fu sconfitto e cacciato e Pelia, dopo aver spossato Anassibia e generato il figlio Acasto e le tante figlie, quelle che sono conosciute col nome di Peliadi, decise di impossessarsi del trono di Iolco, città della Tessaglia, uccidendo il legittimo re Esone.

Egli, consultando l’oracolo, ebbe una rivelazione: doveva temere “l’uomo con un solo sandalo”.

Un giorno incontrò Giasone, figlio di Esone, che aveva appena perso la calzatura in un fiume. Pelia rabbrividì e cercò una scusa per allontanare il giovane dalla città: fu così che lo mandò alla ricerca del vello d’oro.

Il vello d’oro

Secondo il mito il re Atamante ebbe dalla prima moglie, Nefele, i figli Frisso e Elle.

Ripudiata Nefele, sposò Ino, figlia di Cadmo. La nuova consorte, gelosa dei figli di primo letto, decise di ucciderli e persuase le donne del paese a tostare i chicchi di grano che servivano per la semina. Una volta seminati questi non generarono nulla e quindi Atamante si rivolse all’oracolo di Delfi per interpretare il segno. Ino corruppe i messaggeri che riferirono al re che per placare il dio occorreva il sacrificio di Frisso e Elle.

Il misfatto non si compì grazie all’intervento di Nefele: ella diede ai due figli un ariete col vello d’oro, dono di Hermes, col quale i due giovani volarono via. Frisso raggiunse la Colchide, Elle invece cadde in mare durante il viaggio e vi morì annegata (da qui il nome di Ellesponto, “il Mare di Elle”). Secondo un’altra leggenda fu salvata da Poseidone che ben presto se ne innamorò.

 

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Frisso cavalca l’ariete. Lekythos (450-400 a.c.). Londra, British Museum, inv. E611. Foto da Archivio Beazley.
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Elle cavalca l’ariete e attraversa il mare. Q Paainter, kylix (400-300 a.C.). Oxford, Ashmolean Museum, inv. 1946.52. Foto da Archivio Beazley.
Chi era Medea?

Nipote di Circe, appartiene anch’essa alla stirpe solare in quanto figlia di Eeta, re della Colchide.

È un’esperta di phármaka e incantesimi e aiuta Giasone a rubare il vello d’oro, tradendo così la sua patria e il padre.

Non lasciamoci ingannare pensando subito che Medea sia una traditrice: secondo Pindaro (Pitica 4)  Giasone, complice Afrodite, usò un rito d’amore per soggiogare il cuore di Medea affinché la sventurata acconsentisse a tradire patria e affetti per aiutarlo a rubare il vello d’oro.

Ricordiamoci pure che non ci mise poi così tanto a tradirla e abbandonarla per poter sposare Glauce, la figlia del re Creonte, e quindi poi diventare il re della città! Piano che fallì miseramente per la prematura morte della futura sposa e di Creonte per mano di Medea.

 

Il mito della morte di Pelia 

Ma torniamo al nostro Pelia!

Giunta alla corte di Iolco allo scopo di vendicare l’uccisione della famiglia di Giasone voluta dal re, Medea convinse le figlie di quest’ultimo di essere in grado di ringiovanire il padre.

Per dimostrare la sue arti, smembrò un vecchio ariete e lo bollì in un calderone con erbe magiche fin quando non uscì un agnellino. Convinte, fecero a pezzi il padre e lo bollirono, ma il rito non si compì.

Le ragazze, ingannate da Medea e inorridite dal gesto compiuto, scapparono e furono inseguite dal fratello Acasto.

Quest’ultimo, infine, bandì Medea e Giasone da Iolco e i due si recarono a Corinto.

 

La morte di Pelia nell’arte vascolare

Nell’Archivio Beazley sono presenti poco meno di 40 reperti che ricordano il mito della morte di Pelia. Le immagini seguono quasi tutte lo stesso schema iconografico con al centro il calderone e l’ariete mentre viene bollito e le figlie di Pelia. Medea, invece, non compare quasi mai.

 

Figlia di Pelia con calderone e ariete. Foto da Archivio Beazley.

 

Medea, Pelia e le sue figlie. Al centro il calderone con l’ariete. Foto da Archivio Beazley.

 

Alcune scene, tuttavia, si riferiscono all’uccisione da mano delle figlie, raffigurate armate, e non mancano i casi dove è lo stesso re presente alla bollitura dell’animale e facilmente identificabile perché raffigurato anziano e con scettro o bastone.

 

Le figlie di Pelia si preparano all’omicidio del padre: a sinistra una impugna una spada, al centro un’altra tiene una phiale. Foto da Archivio Beazley.

 

Pelia con scettro, figlie e calderone con ariete. Foto da Archivio Beazley.

In uno dei reperti, infine, sono raffigurati i giochi funebri in suo onore. Il vaso era conservato all’ Antikensammlung di Berlino (inv. F1655), purtroppo è andato perduto.

Foto da Archivio Beazley.

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