Il calendario di Atene

Per capire come era suddiviso il calendario di Atene fondamentale è comprendere la connessione con le festività e i miti collegati al cambiamento delle stagioni. Come afferma W. Burkert, infatti,

La religione viva e praticata dai Greci si concentra sulle feste, heortaí, che interrompono e articolano l’esistenza quotidiana. L’ordine del calendario s’identifica ampiamente con il susseguirsi delle feste.

         [W. Burkert, La religione greca, Jaca Book, Milano 2010, p. 421]

Ciò significa anche che i nomi dei mesi derivavano dalle principali feste che cadevano in ciascun mese.

 

Il calendario attico

Il più noto fra i calendari è quello attico. La forma pervenutaci venne fissata nella cornice della legislazione di Solone; negli anni dopo il 410 un certo Nicomaco venne incaricato, per decisione popolare, della redazione sintetica e della pubblicazione dei calendari dei sacrifici in vigore; il risultato fu la più ampia iscrizione di Atene, collocata nella «Stoà del re» al mercato; di questa iscrizione restano solo pochi frammenti.

[W. Burkert, La religione greca, Jaca Book, Milano 2010, pp. 421-422]

L’anno attico era diviso in dodici mesi, non corrispondenti a nostri. Esso iniziava con il solstizio d’estate e ogni mese era diviso in tre decadi [per un approfondimento, clicca qui].

Le tre stagioni erano personificate dalle Horai (Ὥραι), figlie di Zeus e Temi.

I loro nomi erano Eunomia (Εὐνομία, dea del Buon Ordine), Dike (Δίκη, dea della Giustizia) e Irene (Eἰρήνη, dea della Pace) e non stupiscono perché erano legati all’essenza di Temi (Θέμις), dea dell’Ordine Divino.

Solo successivamente ne fu aggiunta una quarta per simboleggiare l’autunno, prima di allora tutt’uno con l’estate.

 

Horai: gli attribuiti iconografici di ciascuna ne individuano l’arco temporale: un ramo con fiori primaverili, un frutto estivo e un seme invernale. Foto da Archivio Beazley.

 

Schematizzando, possiamo così suddividere i mesi degli Ateniesi:

Estate (Θέρος

1.Hekatombaión (Ἑκατομβαιών): in onore di Apollo, aveva inizio col solstizio d’estate, conteneva 30 giorni e corrisponde al nostro luglio-agosto. Per un approfondimento clicca qui.

2.Metageitnión (Μεταγειτνιών): conteneva 29 giorni e corrisponde al nostro agosto-settembre.

3.Boedromión (Βοηδρομιών): conteneva 30 giorni e corrisponde al nostro settembre-ottobre.

Autunno (Φθινόπωρον)

4.Pynopsión (Πυανεψιών): conteneva 29 giorni e corrisponde al nostro ottobre-novembre.

5.Maimakterión (Μαιμακτηριών): conteneva 30 giorni e corrisponde al nostro novembre-dicembre.

6.Posideón (Ποσειδεών): conteneva 29 giorni e corrisponde al nostro dicembre-gennaio

Inverno (Χεῖμα)

7.Gamelión (Γαμηλιών): conteneva 30 giorni e corrisponde al nostro gennaio-febbraio.

8.Anthesterión (Ἀνθεστηριών): conteneva 29 giorni e corrisponde al nostro febbraio-marzo.

9.Elaphebolión (Ἑλαφηβολιών): in onore di Artemide «cacciatrice di cervi», conteneva 30 giorni e corrisponde al nostro marzo-aprile.

Primavera (Ἔαρ)

10.Mounichión (Μουνιχιών): in onore di Artemide, conteneva 29 giorni e corrisponde al nostro aprile-maggio.

11.Thargelión (Θαργηλιών): conteneva 30 giorni e corrisponde al nostro maggio-giugno.

12.Skirophorión (Σκιροφοριών): conteneva 29 giorni e corrisponde al nostro giugno-luglio. Per un approfondimento clicca qui.

 

Il calendario attico, infine, non seguiva il ritmo dei lavori nei campi, ma era invece legato al ciclo lunare:

Senza dubbio l’agricoltura, legata alle condizioni del tempo, avrebbe dovuto entrare in costante conflitto con i mobili mesi lunari. Così il calendario accentua il ritmo autonomo della vita comunitari; i fatti della natura vengono inseriti a seconda del caso, purché nel rapporto fra uomini e dèi tutto mantenga il suo ordine.

[W. Burkert, La religione greca, Jaca Book, Milano 2010, p. 422]

Raccolta delle olive. Pittore di Antimene (520 a.C. ca.). British Museum, inv. 1837.0609.42. Foto da britishmuseum.org.

 

Prima di procedere, ti lascio questo link utilissimo per approfondire il calendario nell’antichità: http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=C.calendarium-cn&fromdoc=Perseus%3Atext%3A1999.04.0063

 

L’ALTERNARSI DELLE DELLE STAGIONI: IL MITO DI ADE E PERSEFONE

Gli uomini, attraverso il mito, hanno da sempre cercato di dare una spiegazione ai fenomeni naturali, ne sono esempi l’alternanza delle stagioni e la rinascita vegetativa in primavera. Il mito collegato a questi temi era senza dubbio quello del rapimento di Persefone per mano di Ade.

 

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Pittore di Oionokles (475-450 a.C.), anfora a collo distinto ARV² 647.21. Foto da Archivio Beazley.

Persefone, figlia di Zeus e Demetra (a sua volta sorella di Zeus), si trovava nei pressi di Enna, in Sicilia, per raccogliere dei fiori con alcune ninfe.

Ade (dio degli Inferi, fratello di Zeus e Demetra e quindi zio della giovane) si invaghì della nipote e volle possederla. Con l’inganno fece in modo che si allontanasse dalle compagne, attirandola con la bellezza di un fiore di narciso. La giovane, allora, lo raccolse e nel punto in cui era nato il fiore si aprì una voragine nel terreno dalla quale uscì Ade su un carro e la  rapì. Secondo le fonti il luogo attraverso il quale il carro ritornò negli Inferi si trova invece nella fonte Ciane, nei pressi di Siracusa.

 

Afferrò la ragazza e la condusse via sul suo carro d’oro:
ed essa, riluttante e in lacrime, mandò un grido altissimo,
invocando il padre Cronide, sovrano potente.
          [Hom. Hymni 2, 19-21. Trad. it. G. Zanetto]

 

Demetra, ignorando chi fosse il rapitore, iniziò una disperata ricerca per nove giorni e nove notti, durante le quali si aiutò con una fiaccola accesa sul MONTE ETNA.

Una volta scoperta la verità, la dea costrinse Zeus a intercedere con Ade affinché le restituisse la figlia: fece in modo di non assolvere più ai suoi doveri di divinità delle messi e dell’agricoltura e piano piano la terra divenne sterile. Zeus allora dovette acconsentire alla richiesta di Demetra e chiese al fratello di restituire Persefone, ma questo non fu più possibile. La giovane dea, infatti, convinta con l’inganno, aveva mangiato dei chicchi di melograna (secondo le fonti uno, tre o sette) e chi si nutre del cibo degli Inferi è costretto a rimanervi.

 

melograna
Pittore di Codrus (450-425 a.C.), kylix ARV² 1269.3. Scena di simposio: Persefone con melograna e Ade con cornucopia e phiale. Foto da Archivio Beazley.

 

Si giunse ad un compromesso: Persefone avrebbe vissuto 6 mesi (primavera – estate) in cielo con la madre, durante i quali la terra fiorisce e dona i suoi frutti, e sei mesi (autunno – inverno) negli Inferi con il suo sposo, nei quali la terra è sterile.

 

Il mito ebbe fortuna anche nella produzione vascolare attica. Se vuoi approfondire l’argomento, ti consiglio la lettura dell’articolo La stagione dell’amore e il ratto di Persefone.

 

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