«Pithoi colmi di vino? Mi ci ficco!»
Questa è la frase che di certo penserebbero tutti quei satiri e quei giovani ubriachi raffigurati in alcuni vasi attici a tema simposiaco.
Abbiamo già approfondito nell’articolo Opà…e i postumi della sbornia! come i Greci fossero soliti mescolare il vino con l’acqua (in gergo si dice “tagliare con l’acqua”), in percentuali variabili da 1:1 a 1:10, pena una brutta ubriacatura. Il vino puro, infatti, aveva una gradazione alcolica elevatissima e non era lecito per un Greco acconsentire a un tale atto privo di civiltà! Il vino non tagliato, infatti, era descritto come un qualcosa tipico dei barbari, come gli Sciti, o a figure ben conosciute per i loro eccessi, come i satiri.
Ciò non vuol dire che non mancavano le pesanti ubriacature, ne sono esempi le raffigurazioni vascolari con i postumi di una bella sbronza oppure gente che letteralmente si fionda dentro i vasi colmi di vino.
Ma andiamo con ordine…
IL VINO NELLE FONTI LETTERARIE
Il consumo di vino è un tema ricorrente nella letteratura greca antica. Esso è spesso il protagonista dei versi dei poeti e il suo abuso è la causa di terribili episodi mitici.
Vediamo qualche esempio tra le fonti letterarie:
Alceo
Sì, il vino è per gli uomini uno specchio
[Alc. fr. 73 Reinach-Puech. Trad. it. E. Mandruzzato]
Non bisogna cedere ai mali,nulla guadagneremo a tormentarci;il miglior rimedio, Bicchide,è farsi portare il vino ed ubriacarsi.
Non devi consegnarlo ai guai, il cuore.Soffrendo, non andiamo avanti un passo,o Bicchi. La migliore medicinaè farci dare vino ed ubriacarci.
Anacreonte
Portami un orcio, ragazzo,ch’io tracanni d’un fiato,mescimi dieci misured’acqua e cinque di vino,perché di nuovo iosenza violenza baccheggi.*Suvvia, non più di nuovotra urla e clamoribeviamo, com’usano gli Sciti,ma sorseggiando fra i bei canti.
Desinai con un piccolo pezzo di focaccia,ma bevvi un orcio di vino fino in fondo, e oratocco l’amabile cetra mollemente e cantola serenata alla mia…
Se di mia volontà, Archino, ho fatto baldoria, fammi mille rimproveri,se contro la mia volontà, perdona l’audacia.Mi hanno costretto il vino e l’amore; l’uno mi trascinava,l’altro non mi lasciava la mente savia.Ma arrivando non ho gridato chi ero, ho solo baciatola soglia: se questa è una colpa, va bene, confesso.
Or proprio è mondo il pavimento, e così le man di tuttie i calici; ci mette uno intorno al capo intrecciate corone,un altro balsamo fragrante in una coppa porge;sta qui un cratere ricolmo di serenità,ed altro vino è pronto che promette di non far mai difetto,lène nelle brocche, di fior fragrante.
Abusi e atti empi dovuti all’eccesso di vino tratti dal mito
Come abbiamo accennato prima, nel mito sono presenti molti casi in cui l’eccesso del vino da parte di un uomo ha portato a deplorevoli azioni, come gli abusi sessuali sulle donne o atti di estrema violenza e sopraffazione.
Analizziamo qualche esempio:
1. Le nozze di Ippodamia e Piritoo
Durante i festeggiamenti per il matrimonio con Ippodamia, Piritoo invitò anche i Centauri, a lui legati da vincoli parentali. Essi, però, non conoscevano il vino e, non appena ne sentirono l’odore e ne assaggiarono qualche sorso, si fiondarono sulle giare che lo contenevano e si ubriacarono. Divennero a tal punto molesti che uno di loro, Euritione, cercò di stuprare la sposa. Scoppiò, quindi, una terribile lotta tra i Lapiti, il popolo di Piritoo, e i Centauri. Accorse in aiuto di Pirtoo anche il fedele amico Teseo, compagno di tante avventure. Gli ubriachi alla fine furono sconfitti e cacciati dal monte Pelio.
2. La morte di Icario
Icario era un ricco ateniese che ospitò Dioniso quando il dio discese ad Atene per donare agli uomini la vite e il vino. Egli era il padre della bellissima Erigone e ben presto Dioniso se ne invaghì, tanto da dare vita all’eroe Stafilo.
Dioniso regalò al suo ospite un’otre di vino, allo scopo di farlo assaggiare anche ai suoi vicini. Icario, quindi, lo donò ai pastori che, una volta ubriachi, pensarono di essere stati avvelenati e uccisero a bastonate il povero Icario. Erigone per il dolore si suicidò impiccandosi e Dioniso inviò una maledizione su Atene, a causa della quale tutte le giovani ateniesi impazzivano e si impiccavano. I cittadini, allora, punirono i pastori e istituirono una festa in onore di Erigone. Per un approfondimento del mito e dei riti a esso associati, si rimanda a Erigone e il rito dell’altalena.
3. la morte del centauro Pholos
Herakles, durante il suo viaggio in Arcadia, fu ospitato da Pholos e fu saziato con un ricco pasto a basi di carni di selvaggina cotte. L’eroe chiese del vino: il centauro inizialmente esitò perché la giara che lo conteneva era di proprietà comune con tutti gli altri centauri, ma poi si convinse e offrì la preziosa bevanda. Il profumo inebriante, però, raggiunse gli altri centauri lì vicino che, bramosi di vino, attaccarono i due sventurati. L’eroe riuscì a salvarsi. Pholos, invece, mentre si accingeva a prestare soccorso ai suoi compagni sconfitti, si ferì per sbaglio con un dardo avvelenato scagliato dal suo ospite e appena estratto dal corpo di un ferito e Herakles lo seppellì con immensi onori. Per un approfondimento del mito, si rimanda a Pholos, il centauro fin troppo ospitale.
Il tema del vino e del bere nelle immagini vascolari
Il bere vino è un tema sempre presente nelle scene di komos (corteo danzante in festa, i cui partecipanti sono detti comasti), di simposio (banchetto a cui partecipano i simposiasti) e in quelle riferite alla sfera dionisiaca, dove spesso sono i satiri che mostrano la loro sregolatezza nel bere e atti osceni.
Gli ubriachi sono raffigurati barcollanti, mentre vomitano in solitudine o con qualcuno che tiene loro la testa, o addirittura mentre compiono atti davvero insoliti! Un esempio? Beh… tenere un kantharos in equilibrio sul proprio pene in erezione, non so voi, ma mi sembra un’impresa davvero degna di nota! 🙂
Vasi, vino e pudenda al vento
Abbiamo già accennato che non mancano le raffigurazioni vascolari con gente che letteralmente si fionda dentro i vasi colmi di vino.
I protagonisti sono più frequentemente i Satiri. Eccone qualche esempio:
Non mancano, tuttavia, casi nei quali sono giovani uomini a fiondarsi nei pithoi o in crateri colmi di vino. L’esempio forse più bello è la kylix del Pittore di Euergides conservata al Museo Arqueológico Nacional de España a Madrid (inv. 1999/99/84).
La caratteristica del vaso è la presenza di due scrizioni: la prima dipinta in rosso intorno al giovane [HO PAIS NAI, “il ragazzo sì”] e la seconda in nero sul pithos [NAI, “sì”]. La prima è un vero e proprio incoraggiamento al giovane affinché compia il gesto di tuffarsi nel vino puro, senza che quindi questo fosse “tagliato” con acqua. L’incitamento è come dirgli “Forza, ragazzo, fallo!”. La seconda sta come a indicare “Sì, l’ha fatto!”.
Questa kylix è una meraviglia, non trovi anche tu?
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