Del vino, un asino, un dio: il ritorno di Efesto sull’Olimpo

Il ritorno di Efesto sull’Olimpo è uno dei miti che mostra come, con la sua ingenuità da un lato e la sua furbizia dall’altro, il dio riuscì a ottenere ciò che voleva: la vendetta su una terribile madre ed essere riconosciuto come un dio!

 

Chi era Efesto?

Omero nell’Iliade lo definisce «il fabbro zoppo» (Hom. Il. 1, 608) per via della sua caratteristica fisica, ma lo identifica anche come un fabbro di eccezionale bravura e grande creatività.

Tanto bravo, quanto brutto!

Nonostante la sua bruttezza, era il marito della bellissima Afrodite che, ahimé, lo tradì ripetutamente sia con Ares, dio della guerra, che con umani (per esempio Adone).

 

La cacciata dall’Olimpo

mi afferrò per un piede, e mi gettò dalla soglia del cielo.

Precipitai per un intero giorno e, a calar del sole,

caddi su Lemno, quasi esamine;

caduto, mi raccolsero i Sinti.

[Hom. Il. 1, 591-594; Trad. it. ]

Purtroppo la storia di Efesto è davvero triste…

Come abbiamo appena letto in questi versi dell’Iliade, appena nato fu gettato via dall’Olimpo da Era in persona! Pur essendo la madre, era così tanto inorridita dall’aspetto del neonato, che lo prese da un piede e lo scagliò. Il piccolo rotolò per giorni, finì sull’isola di Lemno e fu salvato e accolto dal popolo dei Sinti.

Un’altra variante, invece, dice il dio cadde in mare e fu salvato e curato dalle Nereidi Eurinome e Teti in una grotta posta negli abissi marini. Qui il bimbo crebbe e tenuto nascosto e, già a nove anni, era in grado di forgiare monili e gioielli in oro. Questo fu il motivo per il quale forgiò il famoso scudo di Achille, figlio di Teti, quando la dea gli chiese di farlo:

 

Ho in casa dunque una dea veneranda e importante,

che mi salvò quando ero nel dolore, precipitato,

per colpa di mia madre, cagna, che mi voleva

nascondere perché ero storpio, e avrei sofferto dolori terribili,

se non mi accoglievano nel grembo del mare Teti ed Eurinòme,

Eurinòme figlia del fiume Oceano, che scorre in cerchio.

Rimasi presso di loro nove anni a forgiare

molti monili, spille, bracciali ricurvi, orecchini, collane,

nella grotta profonda

[Hom. Il. 18, 392-407. Trad. it G. Paduano]

 

 

Secondo un’altra versione, infine, fu gettato dall’Olimpo da Zeus perché aveva parteggiato per la madre durante un litigio dei propri genitori.

 

Il ritorno di Efesto sull’Olimpo

Nel suo animo covava risentimento nei confronti della madre e decise, una volta grande, di vendicarsi. Le inviò allora un regalo: un bellissimo trono d’oro. E fin qui tutto bene… ma appena seduta, si ritrovò immobilizzata da catene invisibili che la legarono saldamente al trono e, essendo catene speciali, nessun dio a eccezione di Efesto era in grado di liberarla. La vendetta era compiuta!

Come si poteva allora costringere Efesto a tornare sull’Olimpo per liberare Era? Con l’inganno e un bel po’ di vino!

Ma vediamo, per esempio, Igino cosa ci racconta:

quando Giunone si sedette, si ritrovò sospesa in cielo. Fu chiamato Vulcano perché liberasse la madre che aveva legato; ma, furioso per essere stato gettato dal cielo, disse di non avere alcuna madre. Allora il Padre Liber* lo fece ubriacare e lo condusse nel consiglio degli dei e non resistette alla pietà

[Hyg. Fab. 166; trad. it. di G. Guidorizzi]

*Padre Liber = Dioniso

 

Fu quindi Dioniso che lo fece ubriacare, lo mise in groppa a un asino (o a un mulo) e lo portò sull’Olimpo con un corteo i festa. Efesto allora liberò la madre, ma ebbe in cambio ciò che voleva:

 

da Giove, tuttavia, ottenne tutto ciò che avesse chiesto. Allora Nettuno, che era ostile a Minerva, convinse Vulcano a chiederla in moglie. Ottenuto ciò, quando si distesero nel talamo, Minerva difese la sua virtù con le armi, dietro suggerimento di Giove.

[Hyg. Fab. 166; trad. it. di G. Guidorizzi]

 

Come si può vedere, quindi, Efesto era estremamente furbo e ideò un piano infallibile e geniale. Le fonti ricordano un’altra occasione nella quale il dio usò queste catene invisibili: le usò per smascherare il tradimento della moglie Afrodite con il fratello Ares (Marte), come abbiamo già approfondito Vulcano e il suo amor traditoL’amplesso di Marte e VenereAlectrione e la metamorfosi in gallo.

 

La trasposizione iconografica del mito

Come abbiamo detto, tre sono gli elementi principali del suo ritorno: Efesto ubriaco, l’asino o il mulo (a volte non presenti e quindi Efesto è rappresentato mentre cammina sorretto da Satiri) e il corteo in festa capeggiato da Dioniso.

Sui reperti si può vedere la perfetta trasposizione di questi punti e soprattutto Efesto è sempre rappresentato con i suoi attributi iconografici: martello e tenaglie, tipici dei fabbri, e a volte anche il pilos, cappello tipico degli artigiani.

Un esempio è lo skyphos attico a figure rosse del Museum of Art di Toledo, inv. 1982.88, dove è presente anche Era bloccata in trono:

 

Foto da Archivio Beazley.
Foto da Archivio Beazley.

 

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